
Recensione di Come una rana d’inverno di Daniela Padoan
Come una rana d’inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz è un libro toccante e necessario, che raccoglie le testimonianze di Liliana Segre, Goti Bauer e Giuliana Tedeschi, tre donne italiane sopravvissute al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Il titolo è tratto da una poesia di Primo Levi, simbolo della condizione di chi, travolto dall’orrore della Shoah, è rimasto in bilico tra la vita e la morte.
Il valore della memoria
Daniela Padoan costruisce il libro attraverso interviste profonde e rispettose, che danno voce a tre esperienze diverse ma accomunate dallo stesso destino. Il racconto delle deportazioni, della vita nei lager e del difficile ritorno alla normalità dopo la liberazione emerge con lucidità e dolore, mettendo in luce non solo la brutalità subita ma anche la forza e la resilienza delle protagoniste.
Un’opera essenziale per la storia e la coscienza collettiva
Uno degli aspetti più potenti del libro è la riflessione sul silenzio che ha circondato i sopravvissuti al loro ritorno: il peso dell’indifferenza, la difficoltà di essere creduti, il trauma impossibile da raccontare in una società che voleva dimenticare. Padoan non si limita a raccogliere le testimonianze, ma le inserisce in un contesto storico e culturale più ampio, interrogandosi su cosa significhi ricordare e su come la memoria della Shoah debba essere trasmessa alle nuove generazioni.
Conclusione
Come una rana d’inverno è un libro che tutti dovrebbero leggere. È una lettura dolorosa ma imprescindibile, che illumina una delle pagine più buie della storia attraverso le voci di chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Un’opera che aiuta a non dimenticare e a riflettere sul valore della memoria, affinché tragedie simili non si ripetano mai più.
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