La ragazza interrotta

"La ragazza interrotta" di Susanna Kaysen è un memoir crudo e sincero che racconta l'esperienza dell'autrice in un ospedale psichiatrico negli anni '60. Con una scrittura asciutta e spesso ironica, Kaysen esplora il confine sottile tra normalità e follia, mettendo in discussione le diagnosi psichiatriche e il sistema medico dell'epoca.

Il libro si snoda attraverso brevi capitoli che mescolano ricordi personali, riflessioni profonde e documenti clinici, offrendo uno sguardo diretto e senza filtri sulla vita all'interno della struttura. Le altre pazienti, con le loro personalità complesse e le loro storie dolorose, contribuiscono a creare un ritratto vivido della realtà manicomiale, senza mai cadere nella retorica o nel sensazionalismo.

Uno degli aspetti più affascinanti è il modo in cui l'autrice sfida l'etichetta di "malata mentale" che le è stata affibbiata, portando il lettore a interrogarsi su cosa significhi davvero essere considerati sani o malati dalla società. Il tono è al tempo stesso distaccato e intimo, permettendo di entrare nella mente della protagonista senza mai sentirsi soffocati dalla sua sofferenza.

Pur essendo un testo breve, il suo impatto è potente. Non si tratta di una storia di guarigione o di un percorso edificante, ma di un'analisi lucida e spesso scomoda sulla fragilità dell’identità e sulla natura arbitraria di certe decisioni mediche. È un libro che lascia il segno, costringendo a riflettere sulla salute mentale e sulle istituzioni che dovrebbero prendersene cura.

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.