Abbiamo sempre vissuto nel castello

Il romanzo di Shirley Jackson, Abbiamo sempre vissuto nel castello, è un gioiello oscuro della letteratura gotica moderna. La storia è narrata dalla giovane e inquietante Mary Katherine “Merricat” Blackwood, che vive isolata nella grande dimora di famiglia insieme alla sorella Constance e al malato zio Julian, dopo una tragedia che ha segnato profondamente le loro vite.

Fin dalle prime pagine, la Jackson crea un’atmosfera di tensione e disagio, immergendo il lettore in un mondo claustrofobico fatto di rituali, segreti e rancori inespressi. La narrazione di Merricat, con il suo tono infantile e al tempo stesso disturbante, è il cuore pulsante del romanzo. Attraverso i suoi occhi, il lettore percepisce la fragilità dei confini tra realtà e follia, tra protezione e ossessione.

La Jackson esplora temi come l’isolamento, la paura del diverso e la violenza nascosta dietro la facciata della normalità. La casa dei Blackwood diventa un simbolo potente di esclusione e decadenza, mentre il villaggio circostante incarna l’ostilità del mondo esterno. L’equilibrio precario delle vite dei protagonisti viene minacciato dall’arrivo del cugino Charles, scatenando un crescendo di tensione che conduce a un finale ambiguo e inquietante.

La scrittura di Shirley Jackson è ipnotica e calibrata, capace di trasformare il banale in qualcosa di sinistro. Ogni parola sembra scelta con cura per costruire un’atmosfera di oppressione e mistero, lasciando il lettore con un senso di inquietudine che persiste a lungo dopo la lettura. È un’opera che colpisce per la sua capacità di combinare il macabro con il quotidiano, rivelando la complessità dell’animo umano attraverso una storia che è al tempo stesso intima e universale.

Aggiungi commento

Commenti

Non ci sono ancora commenti.

Crea il tuo sito web con Webador