La vegetariana

Han Kang, con La vegetariana, ci offre un’opera intensa, disturbante e poetica che esplora i confini tra corpo, identità e repressione sociale. Il romanzo ruota attorno a Yeong-hye, una donna che decide improvvisamente di smettere di mangiare carne, una scelta apparentemente semplice ma che scatena un terremoto emotivo e relazionale nella sua famiglia. Attraverso tre punti di vista – il marito, il cognato e la sorella – l’autrice costruisce un racconto frammentato che svela, pezzo dopo pezzo, la complessità di un’esistenza intrappolata tra aspettative culturali, desideri inespressi e una ricerca estrema di libertà.

La scrittura è asciutta ma evocativa, capace di creare immagini vivide e cariche di simbolismo. La progressiva trasformazione di Yeong-hye da semplice moglie sottomessa a figura quasi ultraterrena rappresenta una potente critica alla società patriarcale sudcoreana, ma assume anche una dimensione universale. È un libro che parla di alienazione, violenza (fisica e psicologica) e del desiderio di trascendere la materia per riconciliarsi con una natura primordiale.

Non è una lettura facile: il romanzo lascia un senso di inquietudine, soprattutto nei momenti in cui l’ossessione dei personaggi trasforma il corpo di Yeong-hye in un campo di battaglia. Tuttavia, proprio questo disagio ne sottolinea la forza narrativa e il messaggio profondo. Han Kang ci spinge a riflettere su quanto siamo prigionieri di ciò che la società si aspetta da noi, e su quanto costi, a volte, essere semplicemente liberi.

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