
"Fat Shame: Stigma and the Fat Body in American Culture" di Amy Erdman Farrell è un saggio illuminante e accurato che esplora le radici culturali e storiche del pregiudizio nei confronti dei corpi grassi negli Stati Uniti. Farrell analizza come la grassofobia non sia solo una questione di estetica personale o salute, ma un fenomeno costruito socialmente, radicato in ideali di moralità, produttività e controllo che risalgono al XIX secolo.
L’autrice utilizza una vasta gamma di fonti, tra cui letteratura, pubblicità, media e dibattiti scientifici, per dimostrare come il corpo grasso sia stato associato a pigrizia, disordine e mancanza di valore morale. Attraverso un’analisi critica, Farrell mette in luce le connessioni tra il peso corporeo e le dinamiche di potere legate al genere, alla razza e alla classe sociale, mostrando come queste discriminazioni siano state utilizzate per perpetuare gerarchie sociali.
La scrittura è rigorosa, ma accessibile, e invita il lettore a mettere in discussione pregiudizi interiorizzati e convinzioni apparentemente ovvie. Farrell non si limita a descrivere il problema, ma incoraggia una riflessione sulla necessità di un cambiamento culturale per superare lo stigma e accettare la diversità dei corpi.
Il libro è un contributo fondamentale agli studi di genere e alla sociologia del corpo, offrendo una prospettiva storica e critica indispensabile per comprendere le radici e le conseguenze dello stigma del peso. È una lettura provocatoria e necessaria per chiunque voglia approfondire il rapporto tra cultura, identità e discriminazione.
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