
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) scrive il suo monumentale poema Faust dal 1772 al 1832, in un arco di tempo lungo sessant’anni.
Questa informazione mi ha fatto molto riflettere, perché oggi a noi scrittori il mercato impone di pubblicare almeno due opere all’anno. C’è però il famoso principio secondo cui quantità non è qualità. Oggi siamo tutti “fast” e vi è poca sostanza. Ammiro molto gli autori di un tempo che hanno dedicato una intera vita ad un’opera in particolare che spesso è divenuta immortale, proprio come il Faust.
Ti consiglio vivamente di acquistare questo libro, anche se ti avviso che trattasi di un bel volume di centinaia di pagine, che hanno il potere di farti vivere l’esperienza mistica del Faust.
Cerco ora di sintetizzare al massimo l’opera (se non vuoi spoiler, non continuare a leggere).
Nel Prologo dell’opera, vi è un demone, chiamato Mefistofele, che fa una scommessa con Dio: egli avrebbe sedotto il medico e teologo Faust, uomo giusto e fedele (questa vicenda ricorda tanto il Giobbe biblico). Dio non accetta la scommessa del diavolo, ma gli consente di tormentare il protagonista finché avrà vita, in quanto è convinto che Faust raggiungerà la salvezza eterna.
Ebbene l’opera ha inizio con il momento di dolore e depressione del Faust, al quale appare Mefistofele. Questi propone a Faust un patto: fargli conoscere le bellezze del mondo e della vita rispetto all’esistenza di insuccessi ed insoddisfazioni sperimentata finora dal dotto ed intellettuale protagonista. Faust, che dapprima è titubante, accetta solo quando gli viene proposto un patto di sangue, la cui posta è la sua stessa anima. Mefistofele promette di esaudire i desideri del Faust grazie alla magia. Inizia qui l’avventura del Faust, verso tutti i piaceri che il mondo ha da offrire.
Non posso ora presentare tutte le tappe di questo fantastico viaggio, perché l’articolo diverrebbe lunghissimo. Presento solo i tratti salienti dell’opera. Innanzitutto il Faust va da una strega che gli dona una pozione per tornare giovane e bello. Dunque Faust chiede a Mefistofele di aiutarlo a far innamorare di lui la giovane Margherita, una donna innocente e pia di cui si è invaghito e da cui è stato respinto, benché ora sia giovane, bello e nobile (Faust nel frattempo è diventato cavaliere). Dopo varie vicende, Faust dichiara amore eterno a Margherita e riesce a sedurla. La relazione tuttavia non è felice: inizialmente Margherita si sente inferiore all’amato, mentre Faust sa di averla conquistato con l’inganno di Mefistofele e che la loro relazione clandestina rappresenterà una rovina per la giovane. Infatti Margherita finirà per uccidere il figlio e impazzire; sarà condotta in carcere e condannata a morte. Faust riesce ad andare da lei, ma viene rifiutato. Margherita invoca il perdono di Dio, quindi viene salvata dagli angeli.
Finisce qui la prima parte dell’opera. La seconda parte del Faust, in cinque atti, abbandona la tematica sentimentale ed è invece incentrata sulle avventure del protagonista nel mondo, con molti riferimenti alla mitologia e cultura classica.
Quando Faust diventa vecchio e stanco, decide di dedicarsi ad un’attività utile per la collettività, bonificando una palude dei suoi possedimenti. Durante questo lavoro, il Faust pronuncia una frase prevista da Mefistofele nel patto iniziale. Egli dice: “Dirò all’attimo: sei così bello, fermati!”, e Mefistofele pone fine alla sua vita per poter reclamare la sua anima. Qui però c’è un colpo di scena: intervengono gli angeli di Dio. Essi sono mossi dall’intercessione amorevole di Margherita, così salvano Faust e lo conducono nel Regno dei Cieli. Il poema si chiude con la celebrazione dell’ eterno femminino, individuando così nell’amore la forza creatrice e motrice dell’intero universo.
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